Bajau, nati per immergersi

I Bajau, un popolo dell'Arcipelago malese, trascorrono quasi tutta la loro vita in mare. Vivono su barche o in capanne appollaiate su palafitte, e migrano da un posto all'altro in flottiglie che trasportano interi clan. Sopravvivono attraverso una dieta basata quasi interamente su cibo di mare. E per procurarselo trascorrono il 60% della giornata lavorativa sott'acqua.

Non sorprende che le loro abilità subacquee siano prodigiose. A volte scendono più di 70 metri e possono rimanere immersi fino a cinque minuti, usando nient'altro che una serie di pesi, per ridurre la galleggiabilità, e un paio di occhialini in legno, dotati di lenti modellate da vetro di scarto, resistenti alla distorsione dovuta alla pressione a grandi profondità. Dal momento che i Bajau hanno vissuto così a lungo (prove storiche suggeriscono almeno 1.000 anni), molti ricercatori hanno ipotizzato che abbiano tratti genetici che li adattano al loro straordinario stile di vita. Ora, un team di ricercatori dell'Università della California, Berkeley ha dimostrato che è così.

Immergere la faccia in acqua fredda trattenendo il respiro attiva quella che è nota come la risposta all'immersione. Ciò comporta un abbassamento della frequenza cardiaca, per conservare l'ossigeno; il reindirizzamento del sangue, dai tessuti superficiali agli organi più sensibili all'ossigeno, come il cervello, il cuore e i polmoni; e contrazione della milza, un organo che funge da riserva di emergenza di globuli rossi ossigenati, in modo che una maggiore quantità di queste cellule venga rilasciata nel flusso sanguigno. Gli studiosi hanno deciso di indagare se la genetica e l'anatomia del Bajau promuovano queste risposte.

Sono stati reclutati 59 Bajau, disposti a dare campioni di saliva per l'analisi del DNA e anche a far misurare le loro milze attraverso ultrasuoni. Per fare da controllo, sono stati reclutati 34 membri dei Saluan, un gruppo di terraioli ma vicini strettamente legati ai Bajau. Le scansioni della milza hanno mostrato che quelle dei Bajau erano il 50% più grandi di quelle dei Saluan, una differenza non legata al fatto che un individuo fosse un subacqueo prolifico o uno che trascorreva la maggior parte del suo tempo a lavorare al di sopra delle onde su una barca. Questo suggerisce che è il lignaggio Bajau, piuttosto che l'effettiva attività di immersione, il responsabile di una milza più grande.

L'analisi del DNA racconta una storia simile. Un risultato interessante è stata una mutazione in parte del genoma dei Bajau che regola l'attività di un gene, noto per essere coinvolto nel controllo del flusso sanguigno, in modo tale che il sangue possa essere inviato preferenzialmente agli organi vitali affamati di ossigeno. Un altro è stata una mutazione in un gene responsabile della produzione di anidrasi carbonica, un enzima che rallenta l'accumulo di anidride carbonica nel sangue, un fenomeno associato a immersioni estreme. Sono emersi inoltre cambiamenti nei geni associati alle contrazioni muscolari intorno alla milza e alle risposte a bassi livelli di ossigeno.

Assommando questi risultati, i ricercatori sostengono che la necessità di raccogliere cibo mediante immersioni ha portato effettivamente all'evoluzione, nel caso del Bajau, di un gruppo che è letteralmente nato per immergersi. Resta da determinare se questa evoluzione sia stata guidata dal fallimento di coloro che non sono riusciti a immergersi bene per raccogliere abbastanza cibo per sostenere una grande famiglia, o piuttosto, della loro morte nel tentativo di farlo.

 

Materiali modificati da: https://www.economist.com/news/science-and-technology/21740737-meet-bajau-group-people-amphibious-life-have-evolved-traits

Photo Credit: James Morgan

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