Tra compatta e reflex, scelgo EVIL

di Marco Boncompagni (www.marcoboncompagni.it)

L’avvento del digitale innegabilmente ha portato molti cambiamenti nel mondo della fotografia.

 

In campo fotosub, se mi si passa la facile battuta, direi che i cambiamenti sono stati veramente profondi.

Rispetto al mondo della pellicola, semplificazione nell’uso, caduta dei prezzi, crescita della qualità e aumento dell’offerta, hanno rapidamente fatto proseliti tra i sub. Persino tra quelli che per una vita hanno sostenuto il più fermo disinteresse, magari anche per nascondere la difficoltà di misurarsi con un mondo, come quello della pellicola, spesso avaro di soddisfazioni per chi non poteva praticare con continuità, dedizione e convinzione.

Oggi è assai raro quando ci si immerge non vedere nel gruppo almeno una fotocamera al seguito, magari una compatta con custodia in policarbonato, piuttosto che un’ingombrante DSLR (Digital Single Lens Reflex) con lunghi bracci e flash esterni.

Il fatto è che le compatte digitali hanno raggiunto una qualità che quelle analogiche nella maggior parte dei casi non potevano neanche lontanamente vantare, costano poco, sono semplicissime da usare e fanno persino ottime riprese video. Siamo al punto in cui, salvo rarissime eccezioni, ogni casa produttrice di compatte preveda per le proprie macchine programmi “underwater” nel menù. Addirittura molte commercializzano custodie subacquee in policarbonato dedicate ai loro apparecchi, cosa assolutamente impensabile prima dell’avvento del digitale.

 

La platea di interessati si allarga, il tempo passa, si accrescono le esperienze e conseguentemente comincia il processo di evoluzione.

Così da Fotosub habilis dotati di compatta, diventiamo Fotosub erectus dotati di compatta e flash esterno e da qui la strada verso il Fotosub sapiens che lascia la compatta per la DSLR è spianata.

Alzi la mano chi dopo due anni di scatti più o meno riusciti con la compatta, non abbia pensato almeno una volta al “passaggio di categoria”.

Per i fotografi consapevoli, il passaggio alla DSLR avviene con l’aspettativa dell’ampliamento delle possibilità creative principalmente per due motivi:

• possibilità di sostituire le ottiche;

• un sensore più prestante (che non significa necessariamente più megapixel, ma sicuramente dimensioni maggiori).

Il discorso delle ottiche è probabilmente più immediato da comprendere, l’ottica più adatta al caso e la maggiore risoluzione, definizione e luminosità di una lente di diametro maggiore, possono fare sicuramente la differenza.

Per il sensore la questione potrebbe essere meno immediata, dopotutto anche le compatte oggi hanno i loro bravi 12-14 Mpixel e allora perché farlo.

Spesso si pensa che la qualità di un sensore e a volte dell’intera fotocamera, dipenda dal numero di pixel, “più ce ne sono e meglio è”.

In realtà non è proprio così, è più corretto dire che è il rapporto tra il numero di pixel e la dimensione del sensore, a determinare le performance di quest’ultimo (ovviamente fatte salve tutta una serie di altre condizioni sulle quali non vale la pena di dilungarsi in questo momento). In altre parole, la qualità dell’immagine è anche conseguenza dal fatto che non si cerchi un’eccessiva risoluzione (numero di pixel) su una superficie troppo piccola di sensore (cosa che spesso accade nelle compatte e raramente nelle reflex). Si sente spesso dire che questo è un falso problema a meno della necessità di stampare dei poster, ma in realtà è una banalizzazione, perché intanto anche un profano riuscirebbe a vedere delle differenze di nitidezza senza arrivare ad ingrandimenti eccessivi, poi la fotografia subacquea spesso sfrutta la tecnica del “crop”. Croppare (ignobile italianizzazione di un termine inglese) significa ritagliare con un programma di fotoritocco, una porzione dello scatto originario, ricavando così un’immagine più leggibile e/o significativa per il fine desiderato. Capite bene che questo concetto se estremizzato, in pratica potrebbe anche equivalere alla “stampa di un poster” (meglio avere e non usare che necessitare e non avere).

 

Visto che ci sono delle ragioni solide che inducono al cambiamento, magari esistono anche dei motivi per non farlo. Direi che intanto possiamo cominciare dal più intuibile e marcato, il costo.

Passando a situazioni meno venali, ma pur sempre pratiche, va citato l’ingombro in immersione e il peso e la conseguente difficoltà di trasporto in viaggio. Infine in termini più tecnici, inquadrare in un display o farlo attraverso un oculare con la maschera calzata, fa una certa differenza (è pur vero che alcune DSLR sono dotate di Live View ma per quel che ho potuto vedere si tratta ancora di sistemi abbastanza rudimentali).

Fino ad oggi, sulla base di questi elementi, il Fotosub sapiens ragionava e si contorceva sulla decisione di fare il grande passo. Personalmente ritengo che sia tempo di modificare questo schema, introducendo un nuovo elemento.

 

 

Eccoci arrivati finalmente (dopo questa lunga ed estenuante premessa) all’oggetto del contendere, ovvero l’irruzione sul mercato da un paio di anni, delle fotocamere “mirrorless” (letteralmente senza specchio) o EVIL, acronimo inglese di Electronic Viewfinder Interchangeable Lens .

Chi macina un po’ di inglese e/o segue la fotografia sotto l’aspetto tecnico/evolutivo ha già capito di che parliamo. Macchine senza specchio (e relativo pentaprisma) tipico del sistema reflex, ma con eguale capacità di cambiare le ottiche e di vedere nell’inquadratura ciò che effettivamente verrà fotografato (attraverso un sistema elettronico di ripresa anziché un rimando ottico). In effetti non è nulla di stravolgente, verrebbe da dire che è stata scoperta l’acqua calda.

Ai tempi dell’analogico si diceva che la Leica M fosse la migliore macchina 24x36 del mondo, con un solo neo, non inquadrava ciò che effettivamente sarebbe stato fotografato. Con le compatte digitali si aveva una comodità senza precedenti, peccato per la qualità e i limiti delle ottiche e il sensore sparagnino. Ecco la soluzione, le dimensioni di una compatta con le capacità di una reflex.

D’incanto le opzioni di scelta per il ns. Fotosub sapiens non sono più due (compatta e reflex) ma tre, quindi verrebbe da dire che il problema si complica. In realtà per le ragioni che cercherò di spiegare nelle righe seguenti, il problema secondo me si semplifica.

 

Questa nuova categoria di apparecchi, si sta gradualmente ricavando uno spazio nel mercato, con grande gioia dei sostenitori e notevole resistenza dei detrattori.

Effettivamente anche chi scrive è annoverabile tra i detrattori, ma solo per l’uso della macchina all’asciutto.

A livello ergonomico ritengo questi apparecchi abbastanza scomodi e scarsamente maneggevoli; c’è poi il solito problema della difficoltà di scattare senza oculare in caso di forte illuminamento dell’ambiente (il monitor quando il sole batte forte è praticamente illeggibile se non ombreggiato). Alla fine dei conti, ridurre tanto la dimensione quando comunque a causa dell’ottica non posso infilare la macchina nel taschino a che serve?

 

Facciamo però un attimo mente locale alle condizioni subacquee, l’attrezzatura va scafandrata, il che comporta da un lato l’inconsistenza del fattore ergonomico e dall’altro una forte riduzione di ingombro. Evitiamo di tornare sul discorso inquadrare attraverso l’oculare con la maschera o dover addirittura scattare alla cieca (quando la situazione o il soggetto non consentono di allineare la macchina all’occhio) ricordiamo semplicemente che sott’acqua non si verificherà mai una condizione di illuminamento tale da mettere in crisi il monitor LCD.

 

Ecco la ragione della semplificazione del problema, le EVIL possono essere non un’alternativa alle DSLR, ma il loro sostituto, riducendo la schiera dei fattori negativi che potevano spostare l’ago della bilancia. Solitamente costano meno di una reflex, sono meno ingombranti e più facili da adoperare, tutto questo pur mantenendo un ottimo livello prestazionale, sensibilmente superiore a quello delle compatte.

 

Prima di uscire di casa per l’acquisto però, visto che avete resistito fino ad ora, perdiate ancora un minuto per un ultima riflessione.

Sul mercato sono già disponibili vari modelli di marchi come Olympus, Panasonic, Samsung, e Sony (spero di non aver omesso nessuno) ma secondo me siamo ancora nella fase di avvio del comparto, prova ne sia il fatto che produttori del calibro di Nikon e Canon, non si sono ancora cimentati e se avete già in casa una reflex di queste marche, avrete anche delle ottiche, sarebbe stupido non poterle sfruttare.

Comunque se vi siete decisi, vi consiglio prima di innamorarvi di verificare quali modelli dispongono sul mercato di una custodia subacquea (quasi tutti ma non tutti ce l’hanno) poi farei anche attenzione ad alcune funzionalità non indispensabili, ma molto utili come:

• capacità di montare ottiche della linea DSLR magari con adattatori, al posto di ottiche dedicate (le linee dedicate solitamente sono più costose e consentono minore scelta);

• monitor basculante (lasciato inclinato di un 15-20 ° può essere molto utile in condizioni logistiche difficili, sempre che l’alloggiamento custodia lo consenta);

• doppio slot per le memory card (utilissimo se oltre a fotografare si fanno video e non si vuole chiudere i lavori prima di fine immersione per memoria piena e non dite basta comprare una card più grande)

• capacità di girare video in full HD

• flash incorporato (è molto più comodo comandare dei flash esterni in TTL ottico piuttosto che elettrico)

 

 

Buoni scatti a tutti.

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