Dimmi come mangi e ti dirò……

Molti subacquei amano immergersi accontentandosi di osservare l’ambiente che li circonda semplicemente come parte della loro esperienza nel mondo sottomarino restando quasi indifferenti al desiderio di conoscere maggiormente quali siano le forze che originano questo particolare tipo di ambiente.

Gran parte di coloro che sentono in qualche modo l’esigenza di arricchire le proprie conoscenze cercano di apprendere il maggior numero possibile di nomi di organismi marini arrivando, immersione dopo immersione, ad identificarne talvolta un numero incredibile ma restando completamente all’oscuro sul ruolo che tali organismi svolgono nelle loro comunità. Senza voler ignorare l’enorme importanza che ha l’assegnazione di un nome a qualsiasi cosa è altrettanto vero che la semplice conoscenza di un nome, se non accompagnata, almeno in parte, dall’enorme mole di dati raccolti da chi quel nome ha provveduto ad assegnarlo la nostra conoscenza rimarrebbe pressoché vuota.

 

Alcuni sostengono che per poter conoscere veramente la vita sulla terra bisogna studiare attentamente il comportamento sessuale degli esseri viventi, questo è indubbiamente vero ma è altrettanto vero che la riproduzione dei vari organismi è frutto della loro cosiddetta fitness che fa riferimento in pratica alle condizioni fisiche di tali individui e quindi al loro stato di nutrizione. Se lo studio dei singoli processi che regolano la vita degli esseri viventi può essere ritenuto estremamente complesso altrettanto non lo è la semplice osservazione di alcune caratteristiche associate ai singoli individui correlate alle loro strategie alimentari. Quindi il segreto principale per qualsiasi persona che si avvicini all’ambiente marino e che non sia uno studioso ma semplicemente desideroso di conoscere maggiormente gli ambienti in cui si immerge consiste nel cercare di cogliere tutti quei dettagli, a volte estremamente semplici, che ci aiutano a comprendere il ruolo che ognuno di questi individui può ricoprire nella catena alimentare degli ecosistemi marini. Prendiamo in considerazione ad esempio i pesci, se ci riproponessimo di comprendere vari aspetti della loro vita solo attraverso la conoscenza del loro nome saremmo di fronte ad un’impresa pressoché impossibile. Al contrario la relazione fra il loro aspetto e il modo di vivere diventano invece estremamente logici. Ad esempio osserviamo il piano basilare del loro corpo. E’ affusolato, idrodinamico oppure no? Un corpo fusiforme è un buon indizio per farci pensare ad un individuo dotato di una capacità di nuoto estremamente veloce, in questo caso potrebbe essere utile accostare a queste caratteristiche i carangidi la cui elevata idrodinamicità consente loro movimenti idonei per attacchi improvvisi a mezz’acqua. Al contrario la forma di un pesce farfalla, appiattita e poco idrodinamica, fa pensare a una bassa capacità di sferrare attacchi altrettanto rapidi ma questi pesci non necessitano di essere cosi veloci perché il loro ambiente naturale di caccia è fra i coralli in mezzo alle varie spaccature del reef dove in genere i pesci farfalla trovano le loro prede costituite anche dagli stessi polipi dei coralli. Quello che serve loro è quindi un corpo con elevate capacità di manovra in mezzo alla struttura del reef non solo allo scopo di poter trovare le loro prede ma anche dove potersi rifugiare di fronte all’attacco di eventuali predatori.

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